Lo studente al ministro dell’Istruzione: “Sono senza parole, la sua è una risposta violenta, sono dispiaciuto”
I casi dei due studenti veneti che hanno fatto scena muta all’orale di Maturità 2025 per protesta hanno scatenato un’ondata di polemiche, fino alla decisione drastica annunciata dal ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ieri, 10 luglio.
Le dure parole di Valditara
Il capo del dicastero di Viale Trastevere ha detto senza mezzi termini: “Comportamenti di questo tipo non saranno più possibili. Se un ragazzo non si presenta all’orale, oppure volontariamente decide di non rispondere alle domande dei suoi docenti non perché non è preparato, cosa che può capitare, ma perché vuole ‘non collaborare’ e quindi ‘boicottare’ l’esame, dovrà ripetere l’anno”. A quanto pare ci sarà quindi una riforma della Maturità dal 2026.
Il ragazzo che per primo quest’anno ha attuato questa forma di protesta, ai microfoni de Il Corriere della Sera, ha replicato: “Sono senza parole. Non c’è alcun dialogo con gli studenti. Sono dell’idea che un problema, che evidentemente esiste, si possa provare a risolvere in due modi: o con il dialogo, oppure violentemente. E quella del ministro mi sembra una risposta violenta, per cui sono molto dispiaciuto”.
“Non sono il primo”
“Non mi sarei mai immaginato tutto questo, anche perché non sono di certo stato il primo a rifiutare di sostenere l’esame orale di maturità. Già tre ragazze a Venezia lo scorso anno lo avevano fatto. Temo che la mia scelta sia stata travisata per alcuni pregiudizi. Mi è dispiaciuto che la preside del mio istituto mi abbia ‘bollato’ come uno sfaticato, credo si debba sempre mettersi in discussione. Sono deluso da chi dovrebbe guidarci, dagli adulti, dal fatto che la scuola sia un luogo dove si verificano nozioni e basta. C’è da riflettere su tutto”, ha aggiunto il ragazzo.
“«Ho provato a seguire le regole e ad affrontare la scuola come gli altri ma non ero a mio agio. Sono consapevole che la vita alla fine è una gara, che lo si voglia ammettere o meno. Si viene messi a confronto con tutti e tutto, sempre. L’ambiente scolastico dovrebbe essere protetto, un luogo in cui si possa crescere tranquillamente. Esiste una competizione sana, tra pari che si stimano a vicenda. Quella la trovi nello sport. Io gioco a rugby da molti anni e durante gli allenamenti la competizione esiste e può essere fruttuosa. Tra i banchi io vedo una competizione che, in qualche modo, condanna le persone e non le porta a sostenersi l’una con l’altra. Agli obiettivi si dovrebbe arrivare tutti assieme. In questi anni mi è sembrato che i compagni fossero solo il loro voto. Chi andava meglio a scuola e chi otteneva risultati più alti si sentiva superiore e screditava gli altri. Se i ragazzi si comportano in questo modo è perché sono stati spinti dalle istituzioni e da ciò che ci viene insegnato”.
“Mi hanno scritto alcuni ragazzi e professori esprimendo la loro approvazione. Questo mi porta a pensare che effettivamente un problema ci sia. E anche grosso. Non mi piace l’idea di essere stato eletto a ‘faro’. Il fatto che io abbia espresso un’opinione e abbia fatto scalpore mi dispiace: siamo in una democrazia e dire quello che si pensa dovrebbe essere la base, perché se non si discute non si migliora”, ha concluso.
Fonte: Tecnicadellascuola.it
